Ogni giovane membro o simpatizzante dell'ordine, sperava
un giorno di essere scelto e di partecipare a qualche battaglia
che l'avrebbe ricoperto di gloria e di onori. Questa visione della
guerra, idealizzata come se fosse un duello tra cavalieri, era quanto
di più sbagliato vi fosse. La guerra era una cosa sporca
e raramente era giusta.
Ma qua, sul pianeta Stigmate, era ancora peggio, qua
la guerra era qualcosa di innaturale che spesso feriva nello spirito
prima che nel corpo. Su Stigmate il nemico non era semplicemente
umano, era qualcosa di peggio: simbionti. Quella parola poteva terrorizzare
la maggior parte delle persone, e chiunque fosse stato anche solo
per pochi giorni su Stigmate metteva istintivamente la mano sull'arma
più vicina quando ne sentiva anche solo parlare.
Simbionti. Orrende creature, in grado mutare forma,
miscelare oscenamente i loro corpi con quelli di animali, vegetali
e... uomini! Vi erano decine di racconti sulle vittime dei simbionti
che si rialzavano per combattere i loro stessi compagni. E la maggior
parte erano veri. La Guarnigione Stigmate doveva difendere il pianeta
con tutte le sue forze, altrimenti i simbionti l'avrebbero usato
per saltare alla conquista di altri mondi e, arrestare un simile
dilagare, sarebbe costato molte più vite. "L'Impero
e il Pancreatore ti chiedono di difendere ciò che ti è
più caro" era il motto che attirava nobili cadetti in
cerca di gloria personale, ferventi uomini di Chiesa, o semplicemente
disperati in cerca di un fazzoletto di fertile terreno da coltivare
sul pianeta più pericoloso dell'Impero.
Marcus ripensò alla sua prima esperienza su
Stigmate, al primo assalto che lui e altri avevano dovuto respingere.
Erano usciti vittoriosi, ma era stato un massacro: la maggior parte
della sua compagnia era stata trucidata, e il suo maestro, Icarus,
che lo accompagnava nella missione, era stato trafitto da parte
a parte da un aculeo nerastro.
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