Dagli sviluppatori originali di Vampire della White Wolf, la saga del destino dell'umanità fra le stelle...

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[Fading Suns: il crepuscolo delle stelle]

Novità
Capitolo 7 del
VICTORY POINT SYSTEM

[Editori Folli]
[RPG SoundTracks]

I Principi della corona spezzata
"Lucretia Michela Fezin Hazat"
di Jari Lanzoni

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Anno 4999, Pianeta Sutek.

La fiamma nei bracieri lambiva l'aria con ignee lingue giallastre cangianti in un rosso sanguigno, mentre consumava i ciocchi di legno secco. Grigiastro e proteiforme, il fumo saliva rapido fino al soffitto dell'ampio salone, mischiandosi con l'aria secca. Le ombre allungate dei presenti oscillavano debolmente, un tremito delle sagome oscure che rifletteva quello dei cuori pulsanti. L'artiglio rosso, segno della Casata Hazat, era un raffinato mosaico che dominava la superficie pavimentata. Tre uomini attendevano davanti ad un basso tavolino in legno scuro, su cui erano disposte alcune bottiglie di liquore. Le labbra dei presenti si piegavano per sorridere, o discutere, o vuotare in veloci sorsate i calici ricolmi.
Per quanto si sforzasse di tenere alto il tono delle sue risate, il Duca Alejandro Louis Hazat non riusciva a dissimulare la tensione che ne serrava i pugni e rendeva nervoso ogni movimento. Le fiamme accentuavano i riflessi sanguigni dei suoi capelli, che lungo il viso apparivano già striati di un grigio chiaro. Tristan Lusipher Hawkwood ne studiava ogni frase e manteneva viva la conversazione per consentire all'amico di distrarsi, ma sapeva che il suo talento diplomatico era solo un palliativo insufficiente. Più cauto nel bere dei suoi compagni, il Funzionario Lucas Meriadon Wylet si sforzava d'essere compartecipe della pantomima, mentre la sua mente s'interrogava sulle conseguenze di quanto sarebbe accaduto di lì a breve.
Alejandro stava alzando la propria coppa in memoria dei suoi compagni caduti sul fronte Kurgan, quando un servo comparve sulla soglia della porta nella parete antistante al tavolino. Il giovane annunciò l'arrivo degli ospiti a lungo attesi e si congedò ad un cenno secco del Duca, lasciando schiuse le ante di legno scuro. La sua ombra scivolò via nel corridoio male illuminato, da cui si avvertiva il rumore di passi non suoi.
Tristan si accostò al signore del palazzo e con delicatezza gli tolse di mano la coppa di liquore ambrato. Alejandro quasi non se ne accorse: era del tutto assorbito dalle tre sagome scure che varcavano la soglia. I suoi occhi sottili si concentrarono sulla prima di esse, quasi graffiandone la sagoma per scorgervi le fattezze che tante volte lo avevano turbato. Sulla sua pupilla si rifletteva l'immagine di una giovane donna dal corpo atletico ed armonioso, le cui forme erano come inguainate in un corpetto semplice in plastacciaio. I capelli lunghi ed arricciati riflettevano un colore rosso metallico, incorniciando un volto giovane e dalla pelle segaligna e scendendo fino ai seni pieni stretti nel pettorale. Al fianco portava una spada dall'elsa leggermente ricurva, priva di particolari decorazioni.
I suoi compagni la seguirono solo fino alla metà del salone, poi si fermarono ed arretrarono rispettosamente di qualche passo. Lucas studiò rapidamente le loro fisionomie, cercando di farsi un'idea del tipo di persone con cui avrebbe dovuto stringere un accordo. Scorse subito il simbolo metallico che il più alto dei due portava sul petto: la sagoma di un Portale di Salto, quattro triangoli che puntavano verso il centro di un anello di metallo, il più basso dei quali era allungato in una lama. Il simbolo dei Frati Combattenti, i monaci guerrieri della Chiesa del Pancreatore. Non portò avanti la rapida indagine, lasciando al giovane sacerdote i suoi misteri. La sola presenza di quel simbolo era già di per sé un sigillo di fedeltà.
Mentre la giovane donna procedeva verso il Duca, lo sguardo di Lucas si soffermò per qualche istante sull'ultimo protagonista di quella vicenda.
Non vide alcun simbolo sulla sua uniforme, ma dall'abito si sarebbe detto un Auriga, un pilota della Federazione. Si trattava di una giovane dalla fisionomia asciutta, con corti capelli biondi e delicati tratti somatici; forse furono proprio quelli a mettere in allerta il Funzionario, assai avvezzo a scorgere oltre la maschera dell'apparenza, oppure qualcosa nella sua postura controllata e disinvolta.
Il nobile Hazat non aveva occhi che per la fanciulla ferma davanti a lui, ma le sue parole erano dirette solo ai suoi amici. "Delizioso il distillato di Aragona". Mormorò, con falsa noncuranza, in un misto di aggressività ed ironia. "Ma questa sera ha un retrogusto amaro, di cose lontane e stantie".
La giovane lo scrutava con un'attenta tensione, senza dire una parola. Il silenzio pesava tetro sui presenti, come una cappa greve ed esasperante. Attorno alla figura immobile di Alejandro si addensava l'apprensione delle cinque persone in attesa attorno a lui, una rete di pensieri ed emozioni che si decise infine a dipanare.

[News]
[Freebies]

"Ragazza, sei libera dal silenzio che t'impone l'etichetta". Disse con voce ferma, poi indicò con un gesto vago i due uomini che aveva alle spalle. "Questi sono Tristan Lusipher Hawkwood, testimone e mio fidato amico, ed il Funzionario della Gilda Lucas Meriadon Wylet, da me incaricato di regolarizzare la questione che abbiamo in sospeso. Porgi loro il tuo saluto e presenta i tuoi testimoni".
La giovane si scostò la capigliatura arricciata che andava a coprirle parte del viso, quindi fece un profondo inchino agli astanti e li salutò secondo i canoni dettati dall'etichetta.
"I compagni al mio seguito sono Fratello Janus Kloud Bowen, dell'ordine dei Frati Combattenti, e la nostra guida Medea Lurien di Tethys". Esitò un poco, poi aggiunse. "Assicuro personalmente la loro discrezione in merito alla trattativa in corso". Nei suoi occhi si riflesse il guizzare delle fiamme. "Il mio nome è Lucretia Michela al-Ezin degli Hazat, e come tale la mia parola è l'equivalente di una garanzia".
I tratti del viso di Alejandro si indurirono. "Di quel blasone non puoi fregiarti". Ringhiò, aggressivo. "Non ancora, almeno, e forse mai".
Un rapido scambio di sguardi intercorse tra Tristan e Lucas, un segnale muto ma eloquente a cui il Funzionario fece seguire un rapido intervento. "In qualità di testimone ed uomo di fiducia del Duca, ritengo di dover rammentare ai presenti il motivo dell'incontro".
La voce di Lucas era neutra e ferma, come si addice ad un burocrate, ma gradualmente tentava di modularsi ed essere il più possibile conciliante. Uno sforzo inutile: la tensione che si andava accumulando tra le figure di Alejandro e Lucretia era quasi palpabile.
"Come rappresentante della legislazione imperiale, la Gilda che qui rappresento ha potere amministrativo civile in ogni pianeta dei Mondi Conosciuti, assecondando possibilmente gli ordinamenti che ogni famiglia nobiliare ha istituito autonomamente".
Il Duca Hazat rispondeva al richiamo del proprio sangue ardente, sfidando la fanciulla con sguardi simili a lame aguzze. Ma questa lo fronteggiava con eguale forza, trattenendo dietro alle sfere di giada dei propri occhi una fiamma bruciante.
"Quanto ci troviamo a trattare questa sera riguarda l'integrazione della giovane Lucretia nella famiglia del Duca Alejandro. Si tratta di una procedura inusuale, in quanto solo chi possiede sangue nobile ed è nato da regolare unione può essere considerato membro della nobiltà. Secondo gli accordi di Tethys, la legislatura imperiale vieta i rapporti tra consanguinei e chiede ad ogni famiglia della classe nobiliare trasparenza in merito al lignaggio".
Tristan Lusipher Hawkwood lasciò che le parole lo attraversassero senza toccarlo, mentre la sua mente tesseva una delicata trama di domande. Per quanto inconsueta fosse la sua amicizia con il Duca Hazat, maturata sul campo di battaglia, l'ambigua situazione in cui era stato coinvolto lo interessava molto di più.
"Lucretia Michela al-Ezin, nata diciassette anni fa al margine del sistema di Vera Cruz, richiede il riconoscimento di paternità da parte del Duca Alejandro Louis. Non c'è alcuna base legale perché questo procedimento possa avvenire, in quanto la madre non appartiene a nessuna delle famiglie nobili imperiali. Come ho detto, però, la burocrazia imperiale è libera di assecondare particolari procedure in vigore sui pianeti appartenenti alle Casate".
"E tutte le deroghe applicabili in zona di guerra". La voce di Alejandro era una lama che veniva affilata, sprizzando scintille. "Sul fronte Kurgan la legislazione più efficace è dettata sul momento dal militare più alto in grado".
"Esattamente". Lucas riprese prontamente le redini del discorso. "Donna Lucretia, voi siete stata concepita in circostanze particolari, figlia di un graduato di famiglia Hazat e di una prigioniera politica Kurgan d'alto rango. Non avreste diritti effettivi di richiedere il blasone degli Hazat, né l'appartenenza all'Impero della Fenice, se non fosse per un particolare accordo stretto tra i vostri genitori naturali". Il Funzionario si schiarì la voce. "Il che, naturalmente, comporta un pericoloso precedente per quello che riguarda…"
"Basta parlare!" Gridò Alejandro di colpo, come se solo in quel momento fosse riuscito a trovare la forza per ribellarsi alle catene emotive che lo soffocavano. Mosse alcuni passi verso l'interno della sala, come cercando spazio. Poi sganciò con forza il fermaglio a forma d'artiglio che portava sul petto, lasciando che il proprio mantello rosso ricadesse a terra come la tenda di un sipario che si apriva sul palco.
"Non è con le parole che questa cucciola di sangue Kurgan entrerà nella mia famiglia!" Disse, marcando il proprio passo e dando le spalle alla ragazza. Le mura spoglie del salone echeggiavano la sua voce arrochita.
Lucretia Michela riuscì a rimanere immobile, domando il fremito che portava la sua mano destra sull'elsa ricurva. Alle sue spalle, molti passi indietro, Fratello Janus intuì quanto stava per accadere e maledisse il momento in cui aveva lasciato le proprie armi alle guardie Hazat.
"Duca, le raccomando prudenza, il protocollo..." Tentò di dire il Funzionario, ma un gesto della mano di Tristan Hawkwood lo interruppe.
"In quale altro modo pensate che si sarebbe risolta la cosa?" Chiese il nobile a Lucas, con voce bassa. "Gli Hazat non sono solo una famiglia, ma una casta di guerrieri indomabili".
Alejandro echeggiò di nuovo. "Ragazza, ho conosciuto tua madre tra le fiamme della guerra. È stata mia prigioniera, perché lo voleva il mio compito. È stata mia amante perché lo volevamo entrambi. - Un moto del labbro inferiore: rabbia e dolore. "A lei ho fatto delle promesse, ma starà a te fare in modo che io le assolva".
Boriosi e melensi, dunque è proprio così che sono gli Hazat. Medea di Tethys, chiusa nei suoi pensieri, assisteva in silenzio.
Il Duca fece cenno alla ragazza di avvicinarsi. "Ora questa sala vuota è come un campo di battaglia, un luogo dove solo una cosa conta veramente: il valore di un soldato". La sua mano corse rapida all'elsa della propria spada e ne snudò la lama con un movimento aggraziato. Le fiamme disegnarono magnifici motivi scintillanti su quell'opera delle forge di Aragona.
Tristan Hawkwood non avvertì alcuna paura nel veder ondeggiare la spada Hazat, ma quando i suoi occhi si allontanarono da essa qualcosa catturò la sua attenzione. Un brivido gli accarezzò il viso. Deglutì a fatica.
Il riverbero delle fiamme arrossì la causa del suo sgomento: il volto di Lucretia Michela affilato da un sorriso sinistro. Le labbra carnose erano socchiuse dal piacere, soggiogate al fascino della lama che oscillava davanti a lei. "Non chiedo di meglio, Duca Alejandro".

   
[Noble Armada]
[Forum]

  Il Gioco

Janus cercò di rilassare i muscoli del ventre, duri e tesi per l'aura combattiva emanata dai due sfidanti, poi aguzzò la vista. Il suo istinto era guidato dall'esperienza. Come gli aveva insegnato il suo maestro di Mantok, il Frate Combattente prese a leggere i vettori e le linee di forza sul corpo dei due combattenti.
Il Duca Alejandro dava sfoggio della propria maestria con la spada, spostandosi lateralmente con piccoli passi, in modo tale da poter alzare la propria guardia in ogni momento. I suoi movimenti erano attenti e misurati, la sua forza trattenuta dalla prudenza. Non era improbabile che tale atteggiamento derivasse dalla padronanza dello Shaidan, l'arte marziale Hazat. Lucretia Michela, al contrario, aveva uno spirito ancora acerbo e movenze nervose, che mostravano lacune nella sua difesa.
L'aria sembrò vuotarsi di colpo, ingoiando ogni rumore della stanza. Nell'istante successivo un muto ed invisibile gong suonò nelle orecchie dei due sfidanti, dando inizio allo scontro.
Lucretia lasciò che la sua impazienza la portasse a sferrare il primo colpo, un affondo che lasciò insoddisfatta la sete di sangue della sua spada. Il Duca aveva pagato con profonde cicatrici l'abilità degli avversari, rendendosi abile nello schivare facilmente attacchi all'arma bianca. Rispose con un fendente più preciso che penetrante, appena una prova delle effettive capacità della propria avversaria. Il corpetto di Lucretia fu più che sufficiente ad arrestare il colpo.
Nell'attacco seguente fu il Duca a prendere l'iniziativa, avanzando di scatto ed eseguendo, nel contempo, un ampio fendente orizzontale. La giovane parò il colpo diretto al suo fianco, e l'attrito delle lame non si era ancora esaurito che il suo mantello già avvolgeva l'arma del Duca. Una presa di cappa. Questi avvertì che il suo controllo sulla spada stava per cessare, fece uno scarto alla propria destra e la ritrasse lungo il proprio filo, nell'unica angolazione ancora utile.
Lucretia si morse il labbro inferiore per la presa che le era scivolata via, poi eseguì un affondo azzardato, troppo azzardato. La lama di Alejandro parò bellamente il colpo ed eseguì una riposte, immergendosi nella coscia sinistra della giovane. Il sangue sgocciolò letteralmente a terra, cadendo dai due rivoli separati che avvolgevano l'arto leso. L'inesperienza era stata pagata con una ferita dolorosa ed una ridotta capacità di movimento.
Si udì uno scoppio tra le braci del camino. Un grosso ceppo rovesciò sul fianco della catasta ardente.
Forse il Duca Hazat avrebbe voluto dire qualcosa, una proposta di resa o un'esclamazione beffarda. Non ne ebbe il tempo. Il mantello di Lucretia si aprì davanti ai suoi occhi come un drappo: un gesto disperato, ma la colorazione accesa della stoffa e l'impeto dello scontro rendevano il manto un diversivo efficace. Trapassarlo con la lama sarebbe stata una mossa assurda quanto scontata. Arretrare con la guardia alzata avrebbe limitato il raggio delle sue azioni.
Alejandro non esitò un istante e schivò verso destra, quando dal suo punto cieco guizzò l'arma della ragazza. L'istinto aveva ben guidato il contendente meno esperto. E lo stesso istinto si riflesse nelle azioni del veterano Hazat. La lama di Aragona parò il fendente all'ultimo istante, poi disegnò un arco scarlatto nella difesa incerta dell'avversario. Lucretia dovette arretrare con una spaccatura nel corpetto in plastacciaio, all'altezza dello sterno e quasi sopra il seno sinistro.
Basta così! Il pensiero esplose nella mente di Tristan Hawkwood, ma la sua conoscenza della disciplina Hazat lo trattenne. Sapeva bene che, intervenire ed interrompere lo scontro, sarebbe stata un'intromissione imperdonabile. Il duello, però, era palesemente impari: il Duca aveva un'esperienza di combattimento quasi ventennale, mentre la ragazza stava forse sostenendo il suo primo scontro mortale.
Le intenzioni del nobile Hawkwood si riflessero in quelle del monaco guerriero. Anche il giovane sacerdote sembrava fresco d'accademia e non ancora avvezzo alla battaglia, per quanto fosse nota a tutti la durezza della disciplina dei Frati Combattenti di De Moley.
Fratello Janus avrebbe voluto intervenire, ma un limite, un vincolo, forse una promessa fatta alla stessa Lucretia, lo tratteneva a forza. Una costrizione il cui peso era visibile sul volto contratto del monaco.
Alejandro arretrò di qualche passo, una posizione di pura prudenza, mentre valutava la resistenza ormai fiacca della sua avversaria. Non propose una deroga, non offrì una resa decorosa, non manifestò alcun segno di pietà. Nel rispetto della disciplina Hazat, interpretata nella sua forma più integralista, non offendeva l'orgoglio del nemico consentendogli cedimenti. Lasciava oscillare la sua lama in stretti movimenti ad arco, riuscendo ad ignorare le chiazze carminio che la lordavano.
Immobili ed assorti, il Funzionario e l'Auriga trattenevano il respiro attendendo l'atto successivo di quella vicenda. E l'attore principale, dopo alcuni secondi di dolorose esitazioni, si decise a concludere quella scena. Le ferite dolevano, rendendo più amaro il sapore di una prossima umiliazione. I suoi piedi calpestarono le gocce di sangue sul pavimento, trasformandole in striature confuse e sporche. Ma la volontà di Lucretia Michela sembrava ancora solida come una roccia, ed il fuoco vivo che si rifletteva nei suoi occhi non era uno specchio del braciere, ma della sua stessa anima.
L'amazzone scrollò le spalle ed avvolse il mantello scarlatto attorno al proprio braccio sinistro, allungandolo davanti a sé come ad offrire un varco nella propria difesa, mentre con nuova energia si preparava a sferrare un nuovo attacco. "Vieni, vecchio. Riconosci la metà del mio sangue". Mormorò, con il volto illuminato dal piacere. "O incidimi sul corpo la tua eredità".
Nessuna risposta verbale era necessaria. Padre e figlia si riconobbero nello stesso sguardo, in una voluttà di battaglia e brama di sangue. Il mondo circostante svanì, lasciandoli soli in un'arena di pietra ed onore. Poi i due guerrieri si trasformarono in ombre guizzanti e divennero un'unica cosa.

   
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